mum&gypsy

IL MIO TEMPO #6〜#11

IL MIO TEMPO #9

2019/03/28

IL MIO TEMPO #9
2018.2.25

鳥の声で目を覚ます。日本では聴いたことのない鳥の声が毎朝聴こえている。水がなくなっていたので、2リットル入りのペットボトルを手に公園まで歩く。公園には飲料水を無料で補充できるマシンがある。飲料水を持ち帰り、小鍋に水を注ぎ、湯を沸かす。到着した日には、キッチンがあるだけ贅沢だなんて思っていたけれど、ケトルがないのは不便だなんて思い始めている。マグカップにインスタントコーヒーの粉を入れ、火傷しないように気をつけながら小鍋からお湯を注ぎ、昨日買っておいたヨーグルトを食べる。小さなスプーンは一つしかなくて、同じ部屋に滞在している波佐谷さんも毎朝ヨーグルトを食べているので、食べ終えるとすぐに洗っておく。もう一本スプーンがあればいいのに。よく見るとテーブルに埃が溜まっていて、足元にもホコリの塊が転がっている。昨日は週に一度のベッドメイクが入る日だったのだけれども、シーツを広げる風でベッドの下に潜んでいた埃が舞い上がったのだろう。ホテルの人にどうやって伝えようかと考える。

『IL MIO TEMPO』は、3人の宿泊客、ジャコモとサラとあゆみがホテルを訪れるシーンから始まる。ジャコモがチェックインしたのは1ヶ月前、サラは2週間前、あゆみは今日チェックインしたばかりだ。チェックインを済ませたジャコモとサラがそれぞれ部屋に不満を述べるシーンがあるのだが、昨日の稽古で少し変更が加えられた。サラはチェックインしてすぐに部屋にクレームをつける設定になっていたのだけれども、滞在して2週間が経過し、「だんだんこのへんのことをわかってきたから、おもうのかもしれないけど、残念だわ、この部屋」と不満をぶつけるシーンに変更されたのだ。

「この作品に取り組んで4年が経って、そのテキストを書いてから遠くなっている時間もあって、骨組みを入れ直している感じですね」と藤田さんは言う。「作り始めた頃は、『いつだかの』みたいな言い方でモノローグを書いてしまってたんですけど、それを『今朝』とか『今夜』とか『この日』とかって時間に落とし込んでいくことで、言葉の具体性が強まってくる気がするんですよね。この作品の舞台はホテルですけど、それを舞台に選んだのは、時間と場所の行き来を描きたかったからだと思うんですよね。ホテルというのは中継地点でしかなくて、そこに滞在する時間にはタイムリミットがある。そのタイムリミットの中で思うこともあるだろうし、そのタイムリミットの中では言えなかったこともある。そういう感じになっていけばいいかなと、今年は思ってますね」

藤田さんの言葉を思い返しながら、時間があるうちにとコインランドリーに出かけておく。二度目の洗濯なので、ちゃんと洗えているか心配することもなく、のんびり仕上がりを待つ。あとからやってきた女性に使用方法を尋ねられる。イタリア語は理解できないけれど、「洗剤は自動投入されるのか」と質問されているのだということはわかる。自動では投入されませんと答えて、この販売機で洗剤を買うのだと教えてあげる。

洗濯を終えて、稽古場まで歩く。稽古初日には「お昼ごはんを買う場所があるだろうか」と不安になり、ホテルのすぐ近くの店でパンを買ったけれど、今は稽古場の目の前に美味しいサンドウィッチを出すカフェテリアがあることを知っている。川を渡り、並木道を歩く。この並木道を、毎日のように歩いている。美しい並木道だ。でも、ひとりで歩いているだけでは、それは「ただの美しさ」だ。ひとりで歩いていても、誰かと並木道を歩きながら交わした会話ばかり思い出している。

フィレンツェを歩いていると、犬を散歩させている人とよくすれ違う。そのたびにパブロのことを思い出す。パブロというのは、僕がメイナで宿泊したホテルで飼われていた犬で、『IL MIO TEMPO』にも登場する。僕は犬が怖く、それまで犬に触れたことはなかったのに、滞在しているうちに仲良くなり、一緒に散歩に出かけたこともある。久しぶりの散歩が嬉しいのか、パブロは力強くリードを引っ張り、あちこちにマーキングしていたけれど、ホテルに戻る頃には疲れ果ててしまって、しばらく小屋から出てこなかった。たった一度散歩しただけのパブロのことが忘れられなくて、翌年ひとりでメイナを再訪したが、パブロはもう死んでしまっていた。ホテルの人から「パブロはもう死んだんだ」と告げられ、上を仰いだときに目にした天井の白さを、今もおぼえている。記憶は自分の中にだけ存在する。それはただの記憶で、やがて消えてしまう。それを伝えたくて、こうして手紙を書いている。

  • 2019年 撮影:橋本倫史
  • 2019年 撮影:橋本倫史

Mi sveglio con il canto degli uccelli. Ogni mattina si sentono uccellini cantare come non ho mai sentito mai in Giappone. Ho finito l’acqua, cammino fino alla piazza con la bottiglia in PET da 2 litri. C’è una fontana dove si può prendere l’acqua gratuitamente. Porto l’acqua da bere all’appartamento, la metto nella pentola piccola e la faccio bollire. Il giorno che sono arrivato, pensavo che fosse un lusso avere la cucina. Ma ora comincio a pensare che è scomodo, non c’è il bollitore. Metto la polvere tostata del caffè istantaneo nella tazza, verso l’acqua calda dalla pentola nella tazza facendo attenzione a non scottarmi e mangio lo yogurt che ho comprato ieri. C’è un solo cucchiaino. Anche Satoshi, che dorme nella stessa camera, mangia lo yogurt ogni mattina. Quindi lo lavo subito dopo aver mangiato. Spero di trovare un altro cucchiaino. Osservando bene c’è della polvere sul tavolo, e del laniccio sul pavimento. Ieri sono venuti a cambiare, vengano una volta alla settimana, immagino che la polvere che era sotto il letto è volata. Come faccio a dirlo a quelli che si occupano dell’appartamento?

Nella prima scena de “IL MIO TEMPO” tre viaggiatori Giacomo, Sara ed Ayumi arrivano all’albergo. Giacomo è arrivato un mese fa, Sara due settimane fa ed Ayumi è arrivata in quel momento. Dopo la scena del check-in c’è una scena in cui Giacomo e Sara esprimono alcune rimostranze sulle loro camere. Nella prova di ieri sono stati fatti dei cambiamenti. Sara esprimeva le sue rimostranze subito dopo aver fatto il check-in, ma adesso è stato cambiato e lo fa dopo due settimane “Inizio a conoscere questa zona e capisco che ci sono delle cose di questa camera che non vanno bene”.

“Sono passati 4 anni da quando ho iniziato a lavorare a questo spettacolo, è passato tanto tempo da quando ho scritto il primo testo. Mi sembra come se stessi aggiustando l’ossatura.” Dice Takahiro. “All’inizio avevo scritto il monologo usando parole come ‘’un giorno”. Ma cambiando le parole riferite al tempo per esempio “questa mattina”, “questa notte” o “questo giorno”, mi sembra di dare al testo più concretezza, più forza. La storia si svolge in un albergo. Ho scelto l’albergo perché mi sembrava il luogo migliore per descrivere il passare del tempo. L’albergo è solo un punto di collegamento, c’è un limite nel tempo in cui si può stare lì. In questo limite di tempo, le persone probabilmente avranno qualcosa su cui riflettere o qualcosa da dire. Vorrei che fosse questa l’atmosfera del lavoro quest’anno.”

Mentre vado verso lavanderia a gettoni ripenso alle parole di Takahiro. Sono già venuto una volta, quindi aspetto con calma senza preoccuparmi su come funziona. Una donna che è arrivata dopo di me, mi ha chiesto come funziona. Non capisco l’italiano, ma capisco che mi ha chiesto “Il detersivo viene messo in automatico? ” Le rispondo che non viene messo in automatico, ma che bisogna comprare il detersivo nella macchinetta automatica.

Dopo aver lavato i vestiti cammino fino allo spazio delle prove. Il primo giorno ero preoccupato che non ci fosse un posto dove poter pranzare, così ho comprato un panino vicino all’appartamento. Ma adesso che conosco i dintorni so che c’è un chiosco che vende panini buonissimi proprio davanti allo spazio prove. Attraverso il fiume e cammino per la strada alberata. Cammino per questa strada quasi ogni giorno. È una strada bella. Però se cammino da solo non c’è niente che si aggiunge a questa bellezza. Nonostante cammini da solo, ripenso alla chiacchierata fatta per questa strada con qualcun altro.

Camminando per Firenze, spesso incrocio persone che portano fuori il cane. Ogni volta mi ricordo di Pablo. Pablo era il cane dei proprietari dell’albergo dove ho dormito a Meina. C’è anche nello spettacolo “IL MIO TEMPO”. Avevo paura dei cani, non li avevo mai toccati. Ma durante il soggiorno abbiamo fatto amicizia, ho fatto anche una passeggiata insieme a lui. Non so se fosse contento di fare una lunga passeggiata, Pablo tirava forte il guinzaglio, faceva pipi ovunque. Quando siamo tornati all’albergo, era molto stanco. Non usciva a fare una passeggiata da un pò. Non riesco a dimenticare Pablo con cui ho fatto una passeggiata solo una volta. Sono tornato a Meina l’anno dopo, ma Pablo era morto. Il proprietario dell’albergo mi ha detto “Pablo è morto.” Mi ricordo ancora il soffitto bianco quando ho guardato in su. Il ricordo esiste solo dentro di me. È soltanto un ricordo, un giorno svanirà. Voglio che le persone lo ricordino, per questo sto scrivendo la lettera. 

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